Il patto di non concorrenza con ex dipendente: cos’è, le violazioni e come difendersi
Per tutelarsi dalle violazioni del patto di non concorrenza servono prove valide da spendere in sede legale.
Ti è giunta voce che un ex dipendente, con il quale l'azienda ha firmato un patto di non concorrenza, stia lavorando per un vostro diretto concorrente. Come tutelarvi dalla violazione del patto di non concorrenza? Quali sono le mosse più corrette in vista di una causa legale per violazione di patto di non concorrenza ed essere risarciti? In questo post risponderemo a queste domande e spiegeremo come avvengono le investigazioni in caso di concorrenza sleale.
Ecco gli argomenti che andremo a trattare:
1 Senza patto di non concorrenza non c’è slealtà
2 Casi in cui non può essere stipulato ed opposizione del lavoratore
3 Come difendersi dalla violazione del patto di non concorrenza ed essere risarciti
4 La raccolta di prove: dimostrare la sistematicità della condotta sleale
1 Senza patto di non concorrenza non c’è slealtà
Durante il rapporto di lavoro il divieto di concorrenza è previsto dal Codice Civile all’art. 2105 e rientra tra gli obblighi di fedeltà del lavoratore dipendente.
Al cessare del rapporto di lavoro, l’ex dipendente può tranquillamente lavorare con un’azienda concorrente dell’ex datore di lavoro senza che questo ricada nella concorrenza sleale.
L’ unico modo che ha l’ex datore di lavoro per tutelare la propria attività è limitare l’attività professionale dell’ex dipendente attraverso la stipula di un patto di non concorrenza.
Tale patto di non concorrenza deve essere in forma scritta e prevede, dietro un corrispettivo economico congruo, il divieto da parte dell’ex dipendente di intraprendere una serie precisa di attività in competizione con l’ex datore di lavoro per un limite di tempo e all’interno di una specifica area geografica.
Non avete sottoscritto un patto di non concorrenza al momento dell’assunzione del dipendente? Niente paura, il patto può essere sottoscritto sia durante il rapporto di lavoro - magari per mutate mansioni che portano il dipendente a conoscenza di delicate informazioni riservate - sia in occasione della cessazione del rapporto di lavoro.
I termini temporali devono sempre essere calcolati a partire dal giorno successivo alla cessazione dell’attività lavorativa.
2 Casi in cui non può essere stipulato ed opposizione del lavoratore
Il patto di non concorrenza è possibile solo in caso di lavoratore dipendente, perciò non è stipulabile con lavoratori con partita IVA, interinali, a progetto etc.
Insomma, tutti i lavoratori autonomi e rientranti nella galassia dei parasubordinati non sono tenuti a stipulare un patto di non concorrenza, pur dovendo rispettare altri obblighi civilistici come la buona fede e l’obbligo di riservatezza.
Infine, il patto non può essere stipulato se il lavoratore si oppone. Infatti, non vi è obbligo da parte del lavoratore di sottoporsi al patto di non concorrenza e tale opposizione non può essere valido motivo di licenziamento.
3 Come difendersi dalla violazione del patto di non concorrenza ed essere risarciti
Anche in base a quanto detto sopra, occorre agire subito per fermare gli atti di concorrenza sleale ed ottenere le prove che dimostrino la violazione ed il nesso causale per il risarcimento per i danni subiti ed il diritto alla restituzione del corrispettivo già erogato.
Si può quindi ricorrere al giudice per ottenere una misura cautelare inibitoria che obblighi l’ex lavoratore a cessare la condotta pregiudizievole oggetto di valutazione nel procedimento per violazione del patto di non concorrenza.
Tuttavia, starà in capo all’ex datore di lavoro dover dimostrare - fin dall’inizio di una causa legale - la sussistenza del patto ma soprattutto la sua violazione anche per ottenere la misura cautelare e procedere in giudizio.
In giudizio, con
prove valide e circostanziate, sarà possibile vedersi riconosciuto il diritto alla
restituzione del corrispettivo già erogato stante la comprovata violazione del patto di non concorrenza, oltre al risarcimento dei danni subiti a causa dell’attività illecita.
4 La raccolta di prove: dimostrare la sistematicità della condotta sleale
Ricollegandoci con quanto detto sopra, l’ex datore di lavoro per far valere i propri diritti in sede giudiziale deve essere in grado di dimostrare la violazione ed i danni patiti.
Come fare? Dando mandato ad un investigatore privato per svolgere investigazioni aziendali che permetteranno di raccogliere prove valide e lecite della violazione del patto di non concorrenza.
La raccolta di prove da parte di un investigatore privato sarà volta a dimostrare le abitudini quotidiane dell’ex lavoratore, i luoghi di lavoro in cui si recherà, l’identificazione dei soggetti con i quali intrattiene rapporti di lavoro ed anche se si rivolgerà alla vostra clientela mettendo in essere uno storno di clientela.
Occorrerà dimostrare che gli incontri ed il recarsi in determinati luoghi avvengono con sistematicità e ed intenzionalità.
Questo tipo di attività investigativa deve impedire all’ex lavoratore di difendersi dicendo che è stato solo un caso se ha incontrato un vostro cliente, dicendo per esempio che stavano partecipando alla stessa attività di formazione. Infatti, dando prova della sistematicità del comportamento se ne dimostrerà l’intenzionalità che esce da ogni possibile “scherzo del destino”.
5. Conclusioni
In questo post abbiamo illustrato cos’è un patto di non concorrenza e la necessità di prove lecite per dimostrare le violazioni ed ottenere un risarcimento dei danni patiti.
Per una consulenza investigativa in tema di prove su violazione del patto di non concorrenza, storno di clienti ed altri atti di concorrenza sleale, non esitare a contattarci.
Sarà nostro piacere farti ottenere le prove ai tuoi sospetti.
Agenzia investigativa DETEGO | EUROPOL
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